Un’estate lunga, dilatata, calda, densa…
E’ cominciata con il palio delle contrade, 10 giorni divertenti in cui il mio paesello si è diviso in quattro zone che si sono sfidate giocando agli sport più disparati: dalle bocce al calcio, dal basket al lancio dell’uovo, dalla pallavolo al burraco.
Per mancanza di persone, e non per una mia particolare bravura, io mi sono cimentata nel calcio a 5 femminile dove, già nella prima partita, mi sono distinta per essermi fatta male ancora prima di iniziare e per non aver toccato quasi mai la palla.
Ho dato il mio contributo anche nel tiro alla fune e nel lancio dell’uovo e le soddisfazioni, devo ammetterlo, sono state maggiori.
E’ proseguita con un mio tracollo emotivo per la fine della scuola. Quando li ho visti varcare il portone l’ultimo giorno mi sono ritrovata e chiedermi dove fosse finito quest’ultimo anno. Era ieri che li accompagnavo a scoprire le maestre e poi, puff, in un soffio la prima elementare era finita e i bimbi erano cresciuti. E lo so che non si cresce dall’oggi al domani, ma ogni tanto ci sono degli eventi che ti fanno rendere un po’ più conto del tempo che passa.
L’inizio dell’oratorio estivo mi ha dato il colpo di grazia. Vederli andare autonomi e sicuri verso quella bolgia di ragazzini, dare loro qualche soldino da gestire in autonomia per la merenda, capire che se la sanno cavare anche in situazioni non proprio protette e tutelate: tutto questo mi ha commosso e mi ha fatto razionalizzare come, d’ora in avanti, faranno sempre qualche passettino un po’ più distante da me. Che è una cosa bellissima ma ci vuole tempo per interiorizzarla (lo dice bene Valentina in questo post).
Inoltre, per la prima volta, i bimbi sono stati via con tutti e quattro i nonni per un totale di quattro settimane. La prima settimana respiravo a pieni polmoni la spensieratezza e la leggerezza di non dover pensare a cosa cucinare e di poter tornare dall’ufficio e fare quello che volevo. La seconda ne ho approfittato per ribaltare da cima a fondo la casa e per svuotare ancora scatoloni, la terza ho iniziato ad accusare il colpo e ho stampato foto e decorato la loro cameretta per sentire meno la mancanza e la quarta facevo il conto alla rovescia per andare a recuperarli.
Però è stato bello. Loro si sono fatti coccolare e viziare, noi ne abbiamo approfittato per uscire, parlare, mangiare fuori, fare giri in bici. E verderci il we tutti insieme era una vera festa.
Poi, finalmente, è arrivato il turno delle nostre vacanze.
Qualche giorno in campagna dai nonni, dove ho dormito, mangiato, dormito, mangiato, letto, dormito, mangiato.
E, dopo aver recuperato le energie, siamo partiti per l’Austria.
Abbiamo percorso un tratto della ciclabile della Drava in bicicletta, da Leinz a Villach, per un totale di 150 km circa.
E’ stata un’esperienza b-e-l-l-i-s-s-i-m-a vivere questa avventura insieme: affrontare le discese e le salite, farci forza l’un l’altro nei momenti più faticosi, arrivare insieme al traguardo, vedere panorami incontaminati.
E’ stata anche faticosa, ma di quella fatica bella che ti fa stare bene, che ti fa dormire profondamente con i muscoli indolenziti.
I bimbi mi hanno stupito ancora una volta; quei due piccoli uomini di quasi sette anni hanno affrontato la vacanza con determinazione e, anche nei momenti di sconforto (perché all’ennesima salita un po’ di sconforto ti arrivava addosso), hanno saputo riprendersi e proseguire con caparbietà.
E le risate e la gioia nell’ incontrare un furetto, nel cantare sotto il sole tra i campi di granoturco, nell’affrontare le discese ridendo come matti (io ridevo e nello stesso tempo pregavo perché non si sfracellassero alla prima curva), nell’improvvisare pic nic e nell’immergere i piedi nel fiume.
Infine, un po’ di mare in Croazia per riposarsi: giorni lenti fatti di bagni, di compiti, di giochi in scatola, di tuffi, di barbecue, di coccole, di libri, di complicità ritrovata tra i bimbi.
Sì, è stata un’estate decisamente lunga, dilatata, calda e densa: di emozioni, di km percorsi, di noi…
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