Eravamo rimasti qua.
Lascio raccontare il seguito a Marito…
CRONACHE DI UNA MATTINA
PROGRAMMA DI UNA GIORNATA "DIVERSA"
Mi alzo alle 5.30 del mattino perché la giornata presenta un programma davvero interessante e pregno: è il giorno della nascita dei miei figli Filippo e Lorenzo!
Il parto sarà un cesareo e quindi è programmato, tuttavia è stato fissato il giorno prima d'urgenza e dunque potrebbe essere alle 8.00 del mattino come nel tardo pomeriggio.
Alle 7.30 spaccate sono sulla porta della stanza di Silvia, abbiamo giusto il tempo per scambiarci un saluto e uno sguardo fugace perché io non potrei essere lì e lei deve prepararsi all'intervento.
CAMMINARE, CAMMINARE, CAMMINARE
Non lo nascondo, del resto è umano, sono nervoso, direi molto nervoso. E allora mi scarico nell'unico modo che – nel mio caso – funziona: cammino!
Non so quanto avrò camminato, ma quel corridoio che separa la camera della Silvia dal blocco sale parto non ha più segreti. Chiedetemi pure dove si trova tale mattonella o tal'altra, vi risponderò con la sicurezza dei giusti.
Ma non divaghiamo…
SI INIZIA A FARE SUL SERIO
Alle 9.30 circa iniziamo a ballare: entriamo nel blocco sale parto e, mentre Silvia viene "svestita", io mi occupo di depositare i "bagagli" (e di bagagli senza virgolette si tratta poiché mia moglie è stata ospite dell'ospedale per dieci giorni per tenere sotto osservazione i bimbi).
Quando entro nel blocco operatorio sono l'omino verde: camice verde di stoffa non meglio definita e copri scarpe dello stesso tenore! Almeno erano abbinati…
Sono minuti di inquietudine quelli che passiamo in una sorta di sala parto adibita a spogliatoio/sala di attesa. Non ricordo esattamente quello che ci siamo detti con Silvia, ma credo che sia parlato delle incredibili emozioni che stavamo provando e, probabilmente, mi avrà dato istruzioni ben precise su come/chi/quando e, forse, anche dove avvertire parenti e amici del lieto evento.
Appena dopo aver potuto sentire il nostro chirurgo al di là della porta lamentare il fatto di dover fare un intervento d'urgenza con così poco preavviso (si, vabbè, se è d'urgenza…) e di aver pensato fra me e me "iniziamo bene…", sono arrivate le ostetriche che ci hanno fatto le interviste di rito e hanno preparato Silvia per l'operazione.
Alle 10.15 circa iniziamo a fare sul serio, Silvia viene portata in sala operatoria e io vengo parcheggia in una minuscola saletta con un neo papà e il suo piccolino che rantolava. In effetti scoprirò appena più tardi che il bimbo aveva problemi respiratori. Riflessione: possibile che un quasi papà di due gemelli debba assistere alla crisi respiratoria di un altro neonato proprio un momento prima che nascano i suoi pargoli; come dire: ciò che non ti uccide si ti rafforza. si, ho capito, comunque…
Dato che di camminare non se ne parla per ovvi motivi di spazio – la stanzina non è molto più grande di uno sgabuzzino – e che appena mi sono affacciato dalla porta sono stato prontamente cazziato da circa tre infermiere, mi distraggo facendo la cronaca degli eventi tramite sms.
BENVENUTI PICCOLI MIEI
Sinceramente il tempo è passato in un baleno e alle 10.53 vedo passare il mio primogenito, Filippo (al momento, però, non lo sapevo. Avevo visto solo passare un cosino piangente davanti alla stanza) e dopo poco un altro cosino ovvero il mio secondo, Lorenzo (mi è stato detto che è nato un minuto dopo, 10.54).
Dopo pochissimi istanti, un'infermiera si aggira gridando: "papà dei gemelliiii, dove seiiii? Papà dei gemelliiii!!!). Sebbene incerto se uscire dalle stanzina, dato il cazziatone di prima, mi affaccio e mi faccio avanti, anche se con un dubbio: sarò l'unico papà di gemelli oggi?
Ora, prima di proseguire tosto il mio racconto devo fare una piccola premessa per aumentare il pathos. La nostra gravidanza (e badate bene che dico nostra perché rivendico in toto la mia piena partecipazione alla gestazione), per usare un eufemismo, non è stata molto facile, anzi. Fra distacchi di placenta e oligoidramnios, non osavo certo sperare – dato fra le altre cose che i gemelli erano anche prematuri di un mese e una settimana – che tutto sarebbe filato liscio, però magari almeno cose tranquille… che ne so giusto un po’ di ittero, tanto per gradire. Invece, come scoprirete in seguito, non ci siamo fatti mancare niente.
SE IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO…
Entro nella saletta dove vengono lavati i bimbi e vedo Filippo: bello arzillo e piangente. Sono stordito, ma felice. Durerà poco. Torno subito sulla terra quando le ostetriche mi dicono che devono parlarmi di Lorenzo… Il piccolino, infatti, ha una braccio tutto bianco. Chiedo di cosa si tratta e mi dicono che potrebbe essere la posizione che aveva in pancia che impediva la circolazione del sangue oppure, cosa più grave, un problema di ischemia (difficoltosa circolazione sanguigna).
LA TROTTOLA
Inizia così la mia maratona. Porto Filippo, in ottima condizione, al nido, dove mi confermano che per lui non c'è nessun problema. Appena fuori dal blocco parto, incontro i genitori di Silvia e quando la mamma – certamente non facile alle emozioni – vede il fagottino che ho in braccio scoppia a piangere. Lorenzo viene portato invece in terapia post intensiva per monitorare la condizione del braccio. Lascio quindi Filippo per andare da Lorenzo e subito vengo rassicurato sul fatto che si dovrebbe trattare solo di un problema di cianosi causata dalla posizione nella pancia. Nota: il blocco di terapia intensiva è veramente un luogo strano. In esso si raccolgono le paure e le incertezze di genitori di creature indifese. Eppure si respira un'aria di forza e di speranza che solo l'amore per i figli può trasmettere.
Decido quindi di tornare da Filippo e, strada facendo, incontro i miei genitori e quelli di Silvia: li porto quindi a incontrare Filippo. Ma ci aspetta una sorpresa, Filippo non è più lì: la dottoressa mi dice che ha difficoltà respiratorie e che hanno portato anche lui in terapia post intensiva. Torno indietro e trovo Filippo in incubatrice con due tubicini nel naso per aiutarlo a respirare. Solo nelle 24/48 ore si sarebbe saputo se sarebbe dovuto essere intubato.
TUTTO E' BENE…
Comunque nel giro di due/tre giorni Filippo respirerà da solo e il braccio di Lorenzo prenderà piena funzionalità. Passeranno una decina di giorni in terapia post-natale per monitorare la loro crescita nel primissimo periodo, ma non ci saranno altre sorprese (tranne un po’ di ittero per Filippo) e presto i bimbi torneranno a casa con mamma e papà…
Cinque mesi fa…
22 marzo 2009 by 3 Comments
che bello il tuo racconto, mi hai fatto tornare alla mente una giornata di circa 15 mesi orsono… quando sono nate le ns 2 pupette.
Pur nelle tribolazioni, sono momenti unici, che si impromono per sempre nella mente e nel cuore.
Un’abbraccio a voi tutti e buon complemese!
bello l’altro risvolto della medaglia… è sempre affascinante sentire come vivono i padri queste cose, visto che poi in rete ce le suoniamo e ce le cantiamo sempre tra mamme… ehehhhehe
@Luca: si, è vero. Sono momenti unici. Forse non sono ancora riuscita a raccontarlo proprio per questo…
@caia coconi: è vero.. all’inizio volevamo fare un post tipo intervista doppia, con entrambi i racconti..ma quanto sarebbe stato lungo?!?!?